Dalla radio al blog!
Intervista a Francesco Capezzuoli! Si parla di rifiuti e molto altro..
04 Novembre 2018
Giovanna: Ciao Francesco e grazie per essere intervenuto alla nostra trasmissione. Francesco ci racconti un po’ la tua storia?
Francesco: Certo, io attualmente sono studente presso l’Università
di Siena nella Laurea magistrale in Ecotossicologia e Sostenibilità Ambientale
e contemporaneamente lavoro part-time e svolgo attività di volontariato in
ambito ambientale con due associazioni:
- - Italian Climate Network che si
occupa di cambiamenti climatici e in particolare di advocacy, comunicazione e
negoziati internazionali;
- - Zero Waste Italy, il capofila della famiglia
Rifiuti Zero a livello internazionale. Essa ha sede a Capannori e si occupa di
divulgazione e applicazione delle buone pratiche a livello urbano nel campo dei
rifiuti.
Sara: Bene, ci vorresti
parlare un po’ più di quello che fai all’interno di ICN?
Francesco: Nel concreto mi occupo del Progetto Scuola a
livello nazionale, e in particolar modo sono il referente nazionale del
progetto scuola. Che cosa facciamo? Andiamo nelle scuole di tutta Italia a
parlare di clima e di temi legati ai cambiamenti climatici quali la salute, i
diritti umani, i rifiuti, la sicurezza alimentare, l’energia e i negoziati. Mi
occupo inoltre di coordinare la sezione locale fiorentina dell’associazione: siamo
tutti volontari perciò dedichiamo il nostro tempo al netto di studio/lavoro per
occuparci di questi temi. A livello locale organizziamo anche eventi di
divulgazione, e l’ultimo grosso evento che abbiamo fatto è stato quello svoltosi
nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile allo Spazio Alfieri, “Storie di un clima che cambia – Winter is
(not) coming”.
Giovanna: Ti interrompo un
attimo, quindi anche i progetti che fate all’interno delle scuole non vengono
rimborsati?
Francesco: No, noi andiamo nelle scuole a titolo gratuito. Eventualmente
se sussistono spese di viaggio la scuola le rimborsa ma noi principalmente
andiamo nelle scuole nei dintorni nell’area metropolitana di Firenze e Prato.
Capita a volte di andare fuori, ma solitamente veniamo rimborsati.
Sara: Davvero lodevole,
perché il progetto è importante e il cambiamento climatico è un tema piuttosto
urgente che deve essere affrontato.
Francesco: Purtroppo siamo costretti a rimetterci alla buona
volontà dei singoli professori. Come associazione ormai siamo abbastanza “infiltrati”
nell’ambito scolastico fiorentino e anche extra-regionale per cui facciamo
quello che possiamo. Come succede spesso, questo tipo di associazione e di
attività si ritrovano un po’ abbandonate a sé stesse ma non ci arrendiamo! Per
ottenere fondi ci appoggiamo anche a bandi: gli ultimi che abbiamo fatto sono stati
a livello europeo e nazionale e includono il nostro progetto scuola.
Franco: Ma la reazione dei
ragazzi, quelli a cui parlate com’è? Si interessano?
Francesco: Premesso che noi ci rivolgiamo alle scuole medie
inferiori e superiori, potrebbe sorprenderti ma i ragazzi si dimostrano
sensibili a questi temi. Primo perché di base c’è una sensibilità molto più
alta rispetto a quello che poteva esserci 10 anni fa quando andavo a scuola io.
Secondo, l’argomento inizia a comparire, seppur timidamente, nei programmi
scolastici pertanto i ragazzi non partono completamente da zero. Noi presentiamo
l’ampia questione clima approfondendo i singoli temi, notiamo che in alcuni studenti
si accendono delle lampadine e ciò ci gratifica. Nell’ultimo anno scolastico
abbiamo raggiunto circa 2500 studenti in 9 regioni. Sentiamo che tutto ciò è
utile e continuiamo ad essere mossi dai nostri ideali, dalle nostre “virtù”.
Franco: Quali sono i punti di
interesse? I cambiamenti climatici? La sostenibilità?
Francesco: I ragazzi strabuzzano gli occhi quando vedono gli
impatti reali dei cambiamenti climatici perché qui in Italia non è che subiamo
in chissà quale modo (per ora) l’impatto dei cambiamenti clim, a parte per i
fenomeni meteorologici violenti e la siccità. Molti impallidiscono quando
vedono l’impatto delle inondazioni negli Stati Uniti ma anche nei paesi del Sud
Est Asiatico, del Sud America, rimangono molto colpiti. Io mi sono occupato
inoltre di sviluppare l’approfondimento sullo smaltimento dei rifiuti e un
punto fonte di sorpresa è la quantità di rifiuti che vengono prodotti sia a
livello globale che a livello nazionale. In Italia, per la cronaca, produciamo
circa 500 kg di rifiuti l’anno pro capite, somma che include i rifiuti
differenziabili e indifferenziabili. Se andiamo in Danimarca ne producono 750
kg e molti rimangono stupiti perché chi mai direbbe che i danesi producono più
rifiuti di noi?
Giovanna: Anche io rimango
molto stupita, avrei detto esattamente il contrario.
Francesco: In realtà i paesi scandinavi non sono un granché dal
punto di vista della gestione virtuosa dei rifiuti: fanno un massiccio ricorso
agli inceneritori, ma personalmente vedo questa soluzione come buttare la
polvere sotto il tappeto, preferisco che si risolva alla radice il problema,
comunque non vorrei dilungarmi troppo perché occorrerebbe più tempo.
Sara: Se ci vuoi parlare
dell’altra organizzazione Zero Waste Italy?
Francesco: Zero Waste Italy è un’associazione, una onlus che ha
sede a Capannori, dove vive anche il guru di Zero Waste Rossano Ercolini,
vincitore del Goldman Environmental Price nel 2013. Zero Waste è presente anche
a livello europeo come Zero Waste Europe:
un network che riceve fondi dall’Unione Europea con sede a Bruxelles. Lì opera
un gruppo di lavoro che si occupa di advocacy, di policy, di comunicazione e
coordinamento della rete delle città europee rifiuti zero. Non ci sono soltanto
città italiane a Rifiuti zero ma anche città europee, principalmente in
Catalogna e anche nell’est Europa. In Italia siamo i capofila di questa rete.
Sara: Che cosa promuove
questa associazione?
Francesco: Promuove l’applicazione della strategia Rifiuti Zero
all’interno dei centri urbani, vedendola come uno dei passi per raggiungere la
sostenibilità. La strategia è composta da dieci passi per una corretta gestione
dei rifiuti che prevede come obiettivo il graduale phasing out (il ricorrere sempre meno) a discariche e inceneritori per
cercare di massimizzare sempre di più la raccolta differenziata ma soprattutto
di minimizzare la quantità di rifiuti generali prodotti. Si può arrivare
al 85% di raccolta differenziata ma è molto meglio applicare questa percentuale
a 300 kg di rifiuti prodotti piuttosto che a 1000 kg. I principali passi
sostanzialmente sono:
- - raccolta
porta a porta spinta: ci sono vari casi studio che dimostrano che il metodo
di raccolta porta a porta consente di far aumentare vertiginosamente, in 10-12
mesi, l’indice di raccolta differenziata a livello urbano. Tengo a precisare
che stiamo parlando di rifiuti urbani, mentre i rifiuti speciali sono un altro
mondo.
- - tariffa
puntuale: perché io che differenzio, devo pagare quanto il mio vicino che
butta tutto nel sacco nero? Ritengo che non sia giusto né equo. Più raccolta
differenziata faccio e meno dovrei pagare di tariffa di rifiuti (TARI).
- - installazione
di centri per il riuso e per la riparazione di oggetti: potrebbero creare
posti di lavoro, magari inserendo delle persone che sono socialmente svantaggiate,
per esempio i migranti;
- - prevenzione
dei rifiuti, riuso, riciclo: vuoto a rendere, bevande e alimenti alla
spina, pannolini lavabili e ovviamente l’acqua del rubinetto;
- - graduale phasing out di discariche e inceneritori: ovviamente non sto dicendo di smantellare all’istante tutti gli inceneritori perché non sarebbe possibile. L’Italia altrimenti si ritroverebbe sommersa di rifiuti. In Italia sono attivi impianti di incenerimento e io li ho visitati, potendo appurare che gli addetti lavorano bene, rimango dell’opinione tuttavia che l’affidarsi in maniera massiccia a questi tipi impianti sia la soluzione. Una soluzione semplice per un problema complesso non può funzionare.
Potete ascoltare l'intevista su Radio Moka.
Un particolare ringraziamento va a: Francesco Capezzuoli, Giovanna Pacini e Franco Bagnoli.
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