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Innovazione nella gestione dei rifiuti speciali mediante geolocalizzazione

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Si chiuderà il cerchio?

27 Aprile 2018

Come recita un vecchio detto: “Il miglior rifiuto è quello che non si produce”, un obiettivo alquanto ambizioso, visto che all’anno ognuno di noi produce quasi 500 kg di rifiuti urbani, di cui solo la metà viene differenziata e tutto il resto viene avviato per lo più alla discarica e all’inceneritore. Se andiamo a vedere i rifiuti speciali, la situazione si complica ulteriormente visto che all’anno in Italia ne vengono prodotti circa 130 milioni di tonnellate, tra quelli pericolosi e non.

Sebbene si parli concretamente di gestione dei rifiuti con la direttiva europea n°98/2008 e si cerchi di stabilire una gerarchia di priorità nello smaltimento dei rifiuti, dove al primo posto si trova la prevenzione, nel tempo non siamo riusciti, né noi, in qualità di consumatori, né i produttori a ridurre né tanto meno a prevenire la produzione di rifiuti. Nella società attuale se vogliamo “curvare” la nostra economia attivando un circolo virtuoso in cui i rifiuti acquistano un valore nel mercato e possono essere re-impiegati nuovamente, dobbiamo spingerci oltre a quanto fatto fino ad ora. Non è più sufficiente un consumo consapevole, è necessario il coinvolgimento di tutti gli attori della filiera e soprattutto dei produttori che si mettano in gioco per creare un prodotto “sostenibile”. Dovremmo procedere per piccoli passi e pensare che il miglior rifiuto è quello sì, che non produciamo ma anche quello che possiamo riutilizzare, riparare e recuperare.

 

Con l’intento di chiudere il cerchio è stato adottato in via definitiva dal Parlamento UE il nuovo piano d’azione sull’Economia Circolare presentato dal presidente della Commissione europea Juncker (https://it.wikipedia.org/wiki/Jean-Claude_Juncker) circa due anni e mezzo fa. A questo punto manca solo la sua approvazione formale dal Consiglio dell’Unione Europea, con il quale il Parlamento ha già trovato un accordo sui testi lo scorso dicembre, per poi essere pubblicato ufficialmente sulla Gazzetta dell’Unione europea.

 

Il Circular Economy Package (http://www.europarl.europa.eu/EPRS/EPRS-Briefing-573936-Circular-economy-package-FINAL.pdf) prevede quattro proposte legislative che riguarderanno i rifiuti urbani, i rifiuti che devono essere avviati alle discariche, quelli provenienti dal packaging, i veicoli a fine vita, le batterie e gli accumulatori esausti ed infine i rifiuti elettrici ed elettronici.

 

Con questo pacchetto è previsto che almeno il 55% dei rifiuti urbani (domestici e commerciali) venga riciclato entro il 2025, il 60% entro 2030 e il 65% entro il 2035. Inoltre, la presente legislazione pone dei limiti allo smaltimento in discarica dei rifiuti urbani che dovrà raggiungere al massimo il 10%, entro il 2035. Un traguardo decisamente importante, se consideriamo che in Italia nel 2016 sono stati prodotti circa 30 milioni di rifiuti e di questi il 25% circa (cioè 7,4 milioni) sono stati avviati alla discarica. Mentre altri stati come ad esempio Austria, Belgio, Germania, Olanda e Svezia non hanno inviato rifiuti in discarica dal 2014.

 

Per quanto riguarda i rifiuti provenienti dal packaging, si dovrà arrivare a riciclarne il 65% entro il 2025, raggiungendo così il 70% entro il 2030. Sono stati introdotti anche degli obiettivi che riguardano gli sprechi alimentari imponendo una riduzione di quest’ultimi al 30% entro il 2025 e al 50% entro il 2030. Ci si dovrà impegnare anche nel rigenerare l’85% degli oli esausti, entro il 2025.

Questo pacchetto legislativo ha come obiettivo inoltre quello di migliorare la qualità della raccolta differenziata promuovendo una separazione in base alla tipologia di imballaggio e una divisione dei tessili dai rifiuti pericolosi (come vernici, pesticidi, oli e solventi) provenienti dai nuclei domestici, imponendo lo smistamento dei rifiuti provenienti da costruzioni e demolizioni e infine promuovendo sistemi di divisione per i rifiuti commerciali e industriali.

 

Un altro punto focale del pacchetto di leggi è quello di rendere obbligatori i regimi di responsabilità estesa del produttore almeno per gli imballaggi, le apparecchiature elettriche ed elettroniche, le batterie e accumulatori e i veicoli a fine vita. Proprio su questo punto è richiesta una particolare attenzione nella progettazione del prodotto per migliorarne l’efficienza ma soprattutto per incrementarne le possibilità di riparazione e di riciclo.

 

Si chiuderà veramente il cerchio con le leggi varate dalla Commissione europea? Si cercherà realmente di ridurre la produzione di rifiuti indifferenziati che sono destinati inderogabilmente alla discarica o all’inceneritore? Le intenzioni sono davvero buone e speriamo che le leggi proposte rappresentino una spinta per un consumo consapevole ma soprattutto per una PRODUZIONE ponderata e mirata a ridurre la quantità di packaging inutile e non solo anche quegli oggetti che sono scarsamente recuperabili.

 

Scritto da Sara Falsini


Photo by Valentin Lacoste on Unsplash

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