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Bike Sharing, le ragioni di un fallimento

28 Settembre 2018

Il bike sharing è un argomento molto discusso che negli ultimi anni ha acquisito una certa importanza con l’obiettivo di migliorare gli spostamenti all’interno delle città e ridurre l’impatto ambientale dei veicoli. Facendo leva su queste motivazioni sicuramente nobili, numerose companies hanno pensato bene di poter ottenere notevoli margini di guadagno. Tra queste, anche Bluegogo fondata nel 2016 si è espansa molto rapidamente e quando è andata in bancarotta nel 2017, la sua chiusura si è trasformata in un vero e proprio disastro ambientale. Gli analisti ne sono certi: dietro il fallimento della startup, nata nel 2016 con un round di investimenti di 90 milioni di dollari, si cela il primo segnale che la bolla dei finanziamenti al settore delle bici in condivisione è pronta a scoppiare.


Il bike sharing è un’idea che nasce nel 1965, per poi scomparire e riapparire dopo circa trent’anni.  Oggi è un servizio diffuso in tutto il mondo e di recente ha raggiunto nuovi mercati con l’invenzione del free floating, un sistema che consente alla bicicletta di non essere riportata nel punto di raccolta ma di essere lasciata dove si vuole.

Attualmente la più grande company di bike sharing è Ofo che gestisce più di 10 milioni di bici in duecento città e secondo le stime degli analisti vale più di un miliardo di dollari. Ma si dice che Ofo così come Mobike stia resistendo solo grazie al sostegno di giganti come Tencent e Alibaba.


Anche Bluegogo era un colosso ed era il terzo più grande operatore di mercato nel bike sharing in Cina. Quando è fallito alla fine del 2017, le conseguenze sono state devastanti, un disastro ambientale senza precedenti ha investito alcune città della Cina. Migliaia e migliaia di biciclette accumulate e mai più usate solo Shangai ne conta circa 1,5 milioni di bici, contro, per fare un paragone, le 11000 di Londra, anche se la popolazione della città cinese è tre volte quella della capitale britannica. Si parla di aree grandi come campi da calcio completamente ricoperte da biciclette non più utilizzate.


In Italia ancora il bike sharing resiste e sta continuando ad avere dei margini di guadagno.  “Secondo l'ultimo Rapporto nazionale sulla Sharing Mobility nel 2017 il bike sharing italiano è primo in Europaper diffusione, con 39.500 bici a disposizione degli utenti in 265 Comuni.Tra il 2016 e il 2017 il fenomeno è cresciuto del 147 percento, anche se più di 2/3 delle bici circola solo in 4 città: Milano (44 %,con 16.660 mezzi circolanti), Torino (13 %), Firenze (8 %), Roma (5 %)". Questo ha avuto una serie di risvolti estremamente positivi come un aumento del numero di piste ciclabili, infatti si stima che tra il 2008 e il 2015 siano stati realizzati circa 1.346,1 chilometri di piste l’insieme delle ciclabili urbane è salito, infatti, dai 2.823,8 km del 2008 ai 4.169,9 km del 2015.

Speriamo di non dover fare i conti con un disastro ambientale paragonabile a quello cinese, sarebbe davvero un gran peccato!


Scritto da Sara Falsini

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Ecomaps è un progetto finanziato nel quadro POR CreO Fesr 2014-2020 e prevede la realizzazione di una piattaforma online che consente di facilitare ed ottimizzare lo smaltimento dei rifiuti speciali. Si tratta di uno strumento web, accessibile e potente che mette in comunicazione tutti coloro che hanno bisogno di smaltire un rifiuto, con chi ne ha la capacità e la struttura necessaria. Nell’ambito di questo progetto il lavoro di Ecomaps news sarà quello di fornire un’assistenza tecnica ai metodi di riciclaggio, ci auspichiamo inoltre, che questo blog offra spunti di dibattito e riflessione.

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